“
Presto!! portateli all’Apothecarion!!” Tuonò il sacerdote sanguinario Bellerophon ai servitori del Manufactorum, con fratello Silatius, il techmarine del capitolo, che li coordinava. Questi agivano il più celermente possibile, ma gli Space Marines erano esseri decisamente imponenti per le loro scarse forze fisiche e si trovarono fin da subito in difficoltà nel trasportarli nelle sale rianimative. Il Techpriest Magister guardò i due Angeli Sanguinari: sui loro volti non c’era alcuna traccia di sollievo. L’invasione era stata cruenta e su larghissima scala, in tutta la storia di Balter non si era mai verificata una situazione simile. Creature da incubo di ogni sorta, camminatori mostruosi e giganti di carne putrefatta erano come apparsi dal nulla. Il sacrificio degli Angeli Sanguinari riuscì ad indebolire le forze demoniache quel tanto che bastò per costringerle a ritirarsi, ma il prezzo pagato fu altissimo.
Il comandante Leonatos scese in battaglia e guidò personalmente la squadra Santoro all’assalto, pur consapevole che con molte probabilità nessuno sarebbe tornato indietro vivo. E così fu difatti: la squadra Santoro, interamente equipaggiata con le sacre armature tattiche corazzate, venne lentamente e inesorabilmente massacrata dalle forze soverchianti, colpita da armi sconosciute che trapassavano le possenti corazze come fossero fatte d’aria.
Il capitano venne abbattuto dopo aver sopportato l’impatto tremendo con la più gigantesca di quelle creature. Nemmeno le armi più potenti a disposizione degli Angeli Sanguinari riuscirono a scalfirne lo spesso carapace. Anche il vecchio codicista Furion ed il reclusiarca Thoros vennero sopraffatti, dopo aver trucidato strenuamente innumerevoli bestie deformi.
Il potente Carnavaron, dreadnought della Compagnia Della Morte, macellò brutalmente tutto ciò che gli si parò di fronte, ma non riuscì a contrastare in tempo l’enorme ammasso di carne che sconfisse i comandanti Astartes.
Solo gli equipaggi delle cannoniere StormRaven, con manovre ardite al limite del suicidio, riuscirono a recuperare i corpi dei confratelli caduti. L’intera forza del capitano Leonatos era ridotta a meno di un terzo del suo potenziale.
Silatius si stupì nel vedere che Leonatos era ancora vivo. La sua armatura era squarciata in più punti da armi improbabili di cui non riconosceva i segni, ma la sua tempra formidabile gli permise di sopravvivere. Bellerophon non se ne sorprese, durante i suoi viaggi con Leonatos imparò subito come il capitano fosse dotato di una resistenza fuori dal comune anche per un Astartes. Fu proprio questa sua caratteristica che lo salvò durante lo scontro con il Warlord pelleverde Garshull.
Il capitano era al momento incosciente, i suoi parametri vitali erano stabili sebbene le condizioni fossero comunque gravi. Ci sarebbe voluto del tempo prima che il comandante potesse tornare in piena forza.
Furion e Thoros non furono così resistenti e fortunati. I loro corpi erano irrimediabilmente spezzati e le loro ferite troppo gravi perchè potessero essere rimarginate con i metodi conosciuti e la tecnologia presente nell’Apothecarion.
“
Non possiamo salvarli.. non qui.. non in queste condizioni..” Osservò addolorato il sacerdote.
“
Non con questi mezzi..” aggiunse fratello Silatius.
“
Non riconosco nessuna di queste ferite, non capisco che tipo di arma possa averle causate. Posso solo stabilizzare le loro condizioni ma non saranno mai più in grado di combattere nè di servire il capitolo per come sono ridotti”.
Improvvisamente una flebile voce attirò l’attenzione sia del sacerdote che del techmarine:
“
L’orrore.. l’orrore del warp..” era Furion. Le sue condizioni fisiche erano disperate ma la sua potenza psichica era rimasta intatta, sicchè riuscì a comunicare con i confratelli, anche se per breve tempo.
“
Creature demoniache.. l’essenza caotica del warp.. decadenza.. putrefazione..” Dopo queste ultime parole Furion perse conoscenza. Bellerophon guardò i corpi pensando a ciò che aveva appena detto il codicista: putrefazione.. effettivamente gli arti danneggiati stavano marcendo ad una velocità incredibile, troppo perchè fosse opera di un comune virus. Decise quindi di agire tempestivamente e prese una decisione. Il sacerdote guardò Silatius, che sembrò averne intuito le intenzioni.
“
Non sarà affatto cosa semplice, ma farò di tutto per riuscirci. Non è per loro questa fine orribile, torneranno a servire il capitolo più forti che mai.”
Il techmarine Silatius si rivolse al TecnoPrete Magister “
mi serve il tuo aiuto.. dovrai costruire due sarcofagi adatti ad ospitare il nostro reclusiarca e il nostro bibliotecario. E’ il capitolo degli Angeli Sanguinari a chiedervi aiuto ora.”
L’adepto del culto di Marte acconsentì senza la minima esitazione. “
Così sia, saremo pronti il prima possibile. Che l’Imperatore possa proteggere le loro anime durante l’incarceramento.”
Sia Bellerophon che Silatius sperarono ardentemente che l’augurio del TecnoPrete fosse ricevuto dalla volontà divina dell’Imperatore..
"
Iniziare lo spegnimento graduale degli inibitori neurali!" Ordinò Bellerophon. "
Immettere energia nel reattore primario dello scafo!" aggiunse Silatius. Ci fu dapprima un silenzio tombale, poi un rombo. Lo scafo adamantino ebbe un sussulto, ma poi prese lentamente a muoversi.
"
Reclusiarca! Reclusiarca Thoros! Puoi sentirci?"
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