[Terzo turno] Scontri in Aumento - SdS - Vixen Vs Leonatos

Un segnale di soccorso viene lanciato nello spazio, nella speranza illusoria che qualcosa o qualcuno possa riceverlo e soprattutto abbia la misericordia di intervenire. Il governatore della città di Trafalgar si era rinchiuso nella sua camera blindata con un pugno di guardie, tutti attanagliati dal terrore. Nessuno avrebbe saputo dire chi fosse più spaventato tra i presenti. Al di fuori si udivano le urla strazianti di paura, dolore ed agonia degli abitanti. Tra le finestre protette da inferriate si intravedevano sfrecciare alcune moto volanti, troppo veloci per essere osservate con cura, ma il riflesso della luce sulle lame affilate sporgenti dai telai le rendevano inconfondibili: predoni Dark Eldar. Improvvisamente un'ombra oscurò la luce dalla finestra; le guardie si voltarono e videro una contorta figura urlante aggrappata alle inferriate di protezione. Era scura come la notte più buia che avessero mai visto, nella mano destra impugnava un'enorme falcetto insanguinato, e sembrava reclamarli. Le guardie erano paralizzate dal terrore, con i pantaloni bagnati dalla loro stessa urina, mentre il governatore si era rannicchiato in un angolo ad implorare la pietà dell'Imperatore, col volto rigato dalle lacrime tenuto tra le mani, per non vedere la fine terribile che lo aspettava.

Non sapeva che le sue preghiere sarebbero state esaudite..

Ci fu un rombo assordante e l'edificio intero tremò, come colpito dall'onda d'urto di un tuono potentissimo. Il governatore alzò lo sguardo.. si asciugò gli occhi.. l'oscura sagoma era sparita. Poi seguì subito un rumore meccanico come di sega dentata a motore, ci fu un grido e una chiazza di icore violaceo schizzò sul vetro della finestra.

Ebbe luogo un crescendo di spari e urla. Il cielo tuonava incessantemente ma non c'era una nuvola, il terreno tremò a più riprese. Il governatore ed il manipolo di guardie pensarono che fosse giunta la fine di ogni cosa e raccomandarono tutti le proprie anime all'Imperatore. D'un tratto tutto si placò, e non si udì più alcun rumore. Passarono i minuti, non si sentiva più niente. Nessuno sparo, nessun urlo, nessun rombo. Gli uomini uscirono dall'edificio ancora tremanti, e videro alcuni abitanti fare lo stesso. Si guardarono attorno e non videro altro che cadaveri straziati e dilaniati, cadaveri non umani. Ma il sangue sui muri non era di una sola tonalità, qualcun altro aveva combattuto.

Il governatore chiamò a sè i pochi superstiti della guardia cittadina e iniziarono un giro di perlustrazione. Sangue e cadaveri alieni. Alcuni avevano fattezze femminili, ma la morte orrenda che avevano subito ne aveva deturpato irrimediabilmente l'aspetto originale. Pozze di sangue frammiste ad organi erano sparse un po ovunque.

Si sentì un rumore sordo, come di passi pesanti. La squadra di ricognizione girò l'angolo e assistettero ad uno spettacolo mai visto prima in vita loro: una gigantesca statua stava camminando per la via. Somigliava molto alle imponenti sculture dedicate ai grandi eroi del passato che si trovavano nel palazzo governativo. Ma questa era diversa, questa era viva. L'armatura era nera come il carbo-antrace che veniva estratto dall'impianto minerario più a sud. Su quelli che dovevano essere gli spallacci erano raffigurati un teschio e due strisce rosse incrociate che sembravano sanguinare. In mano impugnava una colossale mazza dalla testa dorata che grondava sangue violaceo. Ecco quindi chi erano i loro salvatori..

L'imponente figura si stava dirigendo verso quella che sembrava un'altra statua, solo che quest'ultima era a terra esanime. Il guerriero si chinò, pronunciò una qualche frase rituale che sembrava incomprensibile e poi si caricò il corpo sulla spalla. Poi si fermò come di scatto e si voltò. Le guardie rimasero impietrite. L'elmo della statua era anch'esso un enorme teschio, dalle cui orbite fuoriusciva una luce rossastra. Infine alle sue spalle spuntarono altre statue, altri guerrieri dall'armatura nera. Erano ricoperti di sangue e frattaglie varie, tutti impugnavano delle poderose spade dalle lame dentate e da tutti i loro elmi neri, diversi da quello a forma di teschio, si intravedeva una luce rossastra all'altezza degli occhi.

Prima che il governatore potesse anche solo pensare di dire qualcosa, dalle statue gigantesce si propagò un tuono fragoroso e si alzò un polverone che accecò tutti quanti. Quando la visibilità tornò normale, i guerrieri neri erano spariti tutti, lasciando esterrefatta l'intera guarnigione.

Dunque erano state quelle statue a salvarli.. possibile? Il governatore non riusciva a credere a quello che aveva vissuto. Ma di una cosa era sicuro: vedendo le condizioni in cui versavano i cadaveri dei predoni, avrebbe fatto meglio a pregare tutti i giorni di non vedere più nemmeno i guerrieri dall'armatura nera.

Vixen ha scritto:

Nella città' di Trafalgar noi scure ombre ci facciamo strada per catturare prigionieri. Solita rapidità ed maestria nostra, danziamo veloci di tetto in tetto penetrando in case massacrando inermi umani e prendendo molti prigionieri.

Ma qualcosa si desta. Urla feroci si levano da fuori la città. Saliamo in altro per scrutate l'orizzonte e vediamo gli Antares avvicinarsi. Pronti ad accoglierli, battaglia e' prossima. Loro volano alti noi ci nascondiamo sui tetti e nelle case. Loro sanno che siamo qui e' chiaro, vano e' nascondersi, presti vedremo il sangue loro scorrere.

La battaglia si leva in ogni strada, in ogni tetto. Gli scontri a fuoco brevi, a questi Antares piace la lotta. Forse loro ama il profumo di noi leggiadri Comorriti. molti di noi cadono, molti di loro pure. Nessuno sembra dominare.

Dopo poco lasciamo la citta'. La Lotta e' stata deliziosa, ma nessuno a vinto. Ce ne andiamo con pochi prigionieri, meno di quanti avremmo voluto.

Di scrive Antanes!