Mentre si avvicianva correndo agli edifici dove si erano nascosti gli eldar oscuri, il sergente Curze elaborò una rapida condotta di azione. Gettarsi allo sbaraglio in mezzo a quei vicoli significava finire diritti tra gli artigli del gatto. Bisognava creare un diversivo per rovesciare la situazione in proprio favore, attirando gli avversari in un imboscata. Ordinò quindi di trascinare alcuni prigionieri appena catturati e legarli in bella vista di fronte al nemico. Poi posizionò i marine della 6° squadra tattica in posizione favorevole, soprattutto il confratello Osvald, che imbracciando il suo infallibile requiem pesante si piazzò sulla cima di un edificio dal quale controllava ben due strade.
Il sergente sperava che i nemici si lanciassero a capofitto contro la squadra tattica e che abbandonassero la prudenza, vedendo i marines in inferiorità numerica, mentre lui avrebbe guidato i suoi veterani in una manovra di aggiramento attorno agli edifici, in modo da colpirli sul fianco.
Il piano funzionò alla perfezione: alla vista dei loro compagni legati e feriti gli eldar oscuri reagirono come invasati e si gettarono in avanti urlando selvaggiamente. Le precise salve di fucile requiem e di requiem pesante li falciarono come grano maturo, mentre avanzavano, poi al momento giusto i veterani della guardia risoluta apparvero sul fianco, completando la manovra di aggiramento con tempismo perfetto. Gli eldar oscuri pagarono così un pesante tributo in sangue, anche se all'ultimo momento la cattiva sorte giunse a guastare la festa ai marines.
Credendo lo scontro ormai finito, il sergente Curze si avvicinò imprudentemente ad una furia che giaceva supina per terra, per controllare che fosse realmente morta, ma questa reagì con un fendente fulmineo che lo decapitò all'istante. La vittoria era dei marines, ma colui che ne era stato lo splendido artefice era caduto gloriosamente sul campo, e ricevette l'estremo saluto dai suoi commilitoni, che lo onorarono sparando raffiche di requiem in aria.